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Arte & Cultura

Emma Carelli, la struggente storia della prima manager teatrale

Emma Carelli, soprano e direttore artistico del teatro Costanzi di Roma 

La storia di Emma Carelli è una delle pagine più forti, drammatiche e struggenti del mondo dell’arte italiana.

Nacque a Napoli il 12 maggio 1877 e, sin da bambina, seguì le lezioni del padre, Beniamino, professore di canto.

A diciotto anni Emma fa il proprio esordio davanti ad un pubblico cantando ne “I Capuleti e i Montecchi”, una tragedia lirica di Vincenzo Bellini. E’ il febbraio del 1895 e si può dire che 130 anni fa la Carelli avvia la propria carriera. Una carriera artistica di un “soprano drammatico”, che due anni dopo dimostrò le proprie doti anche ne “La Falena” di Antonio Smareglia e in “Manon” di Jules Massenet.

Il primo grande successo la Carelli lo ebbe nel 1899, a Mantova, quando vestì il ruolo della principessa Fedora Romanoff, in “Fedora” di Umberto Giordano.

Il Teatro Costanzi di Roma (ora Teatro dell’Opera) venne realizzato poco prima dell’esibizione della nostra artista: era il 1899 e la cantante napoletana si superò nella “Colonia libera” di Pietro Florida.

Nel giorno di Santo Stefano di quell’anno, la soprano debuttò alla Scala di Milano nell’“Otello” di Giuseppe Verdi, ricevendo un record di applausi.

Ma la prova più potente ed efficace la espresse nella rappresentazione teatrale del romanzo “Eugenio Onegin” di Aleksandr Puskin, dove, nei panni di Tatiana, la Carelli mandò in visibilio il pubblico.

Dopo una touneè in Sud America, torna in Italia per interpretare “Zazà”, di Ruggero Leoncavallo, nel frattempo era stata scritturata per il Lirico di Milano, ma le idee di estrema sinistra del marito, Walter Mocchi, e il suo attivismo politico nelle lotte dei lavoratori, portarono la Carelli ad essere estromessa dal sopra citato teatro meneghino. “Mocchi, l’anarchico, non può stare con una borghese come la Carelli”, si mormorava dal fronte socialista; “la Carelli non può avere ruoli al Teatro Lirico, perchè sta con quel Mocchi, contestatario che vuole sovvertire l’ordine costituito”, erano le rimostranze nel mondo borghese. 

Se la Carelli si fosse presentata sul palco del teatro milanese sarabbe stata contestata da un pubblico inviperito dallo sciopero generale organizzato sotto la Madonnina proprio dal Mocchi. 

La soprano napoletana è così stretta tra due fuochi: non riesce a reggere alle critiche e allo stress e decide di farla finita, avvelenandosi.

Per fortuna viene salvata e il marito decide di sotterrare l’ascia di guerra sociale per diventare il manger della moglie. 

La carriera di quest’ultima riprende senza più interruzioni, con esibizioni a Parigi, Barcellona, Marsiglia, Lisbona e Bucarest. Nel 1911 Emma Carelli diventa una manager teatrale, la prima in Italia: in occasione del cinquantesimo anniversariuo dell’Unità d’Italia, nel 1911 il Teatro Costanzi di Roma organizza una serie di eventi artistici e a lei viene dato l’incarico di organizzare la kermesse; l’artista napoletana riuscì anche a guadagnare un contratto di gestione del locale stesso, per nove anni.

La stagione 1912-13 fu un successo ed il fatto che era la prima organizzata da una donna diede ancor più interesse a questa serie di eventi. La donna tra l’altro vestì il doppio abito di direttrrice e cantante lirica, esibendosi nella “Elettra” di Richard Staruss.

Le successive stagioni riscossero altrettanto successo della prima, dimostrando l’ottima capacità gestionale della manager campana, sia nella scelta delle opere da proporre che degli artisti. 

Nel 1926, per volontà di Benito Mussolini, il Costanzi viene venduto al Comune di Roma, che lo trasforma nel “Teatro Reale dell’Opera” e la Carelli viene estromessa da ogni incarico. 

Morì il 17 agosto 1928 in un incidente automobilistico a Montefiascone.  

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