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Natura&Animali

Comuni ma in forte declino: la storia dei Passeri

Sembrano le specie più comuni e più banali ma non é così: sono i Passeri. Specie da usare al plurale perché ne esiste più di una in Europa ma anche in Italia. 

I Passeri “veri” cioè quelli appartenenti al genere Passer (esclusi quindi gli appartenenti al genere Petronia come la Passerà lagia e al genere Montifringilla come il Fringuello alpino) sono nel mondo una trentina di specie di cui quattro vivono in Italia. Due di queste sono state da poco separate tassonomicamente (“splittati”) perché considerate attualmente geneticamente diverse tra loro: la Passera europea (P. domesticus) e la Passera d’Italia (P. italiae): un tempo quest’ultima era considerata sottospecie della prima mentre ora é una specie a sé stante, endemica della nostra penisola. Le altre specie sono la Passera mattugia (P. montanus) e la Passera sarda (P. hispaniolensis). Sono tutte abbastanza simili tra loro tranne la mattugia che ha una tipica macchia bruna sulla guancia che manca sulle candide guance dei maschi delle altre specie. Le femmine sono ancora più simili tra le varie specie tranne ancora la mattugia in cui femmina e maschi sono identici.

I Passeri sono stati tra gli uccelli più comuni per decenni ma negli ultimi anni in molte zone d’Europa e Italia sono in calo anche abbastanza netto. Brichetti e Fracasso in “Ornitologia italiana” riportano un calo di Passera d’Italia da 5-10 milioni di coppie stimate negli anni 80 (forse leggermente sovrastimate) a 2-3 milioni nel decennio scorso. Anche in Passera mattugia e Passera sarda si rilevano forti decrementi in Italia così come per la Passera europea nel continente, soprattutto in Gran Bretagna. Le ragioni principali sono le stesse che hanno ridotto le popolazioni di altre specie di campagna: l’uso indiscriminato di insetticidi e pesticidi ma anche la distruzione negli habitat e, almeno per la Gran Bretagna, un virus.

Daniele Capello

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