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Chi sono i “salvatori di semi” e cosa fare per diventarlo

Quando si ha a cuore la conservazione delle specie botaniche.

Si chiamano “seed savers” che in italiano si traduce “salvatori di semi”. Ma chi sono e soprattutto che cosa fanno di così tanto speciale da essere menzionati all’interno della pagina della “Scuola Ambulante di Agricoltura Sostenibile”? Stando a quanto dichiara la citata Scuola, con questa qualifica ci si intende riferire ad agricoltori o appassionati che coltivano, selezionano e conservano centinaia di specie botaniche. “E a quale fine?”. Ci si potrebbe chiedere. La risposta è presto data. L’obiettivo principale di questi “salvatori” è preservare tali specie botaniche dal rischio estinzione. 

Per chi fosse intezionato a seguire le orme dei “salvatori di semi” sarà di sicuro interesse sapere che il primo step è avere la disponibilità di un piccolo appezzamento di terra. Sarà qui che verranno messe a dimora le piante antiche. Sarà poi fondamentale portare le stesse fino al termine del ciclo, quando sarà possibile passare alla raccolta dei semi. Con questi ultimi sarà quindi possibile procedere con la risemina o, altrimenti, anche allo scambio con altri “salvatori”. Ma quali sono i semi oggetto d’interesse?

Stando a quanto viene riportato dalla citata “Scuola” i Salvatori si concentrano tanto sugli ortaggi che sui frutti cosiddetti “antichi”. Quelli cioè che risultano tagliati fuori dai circuiti commerciali. E si sa che ciò che non si trova nelle grandi catene distributive non significa che non sia di qualità, tutt’altro! Ma per il solo fatto che non rientrano nei suddetti circuiti, le specie più antiche sono a chiaro rischio di estinzione. L’iniziativa di cui si sta dando notizia,  merita quindi tutta la nostra attenzione. Grazie quindi alla Scuola che si definisce anche come un “ecosistema” composto da aziende, agricoltori, nonché comunità di luogo e saperi.

Di Maria Teresa Biscarini

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