Il recente remake live-action di Biancaneve della Disney ha affrontato numerose critiche sia dalla stampa e sia dal pubblico, dovute a diversi fattori.
Scelte di casting e rappresentazione dei personaggi
La decisione di affidare il ruolo di Biancaneve a Rachel Zegler, un’attrice di origini colombiane, ha suscitato polemiche tra chi riteneva che il personaggio, descritto nella fiaba originale dei Fratelli Grimm come “dalla pelle bianca come la neve“, dovesse essere interpretato da un’attrice caucasica. Questa scelta è stata vista da alcuni come un eccesso di correttezza politica da parte della Disney.
Inoltre, la rappresentazione dei sette nani ha sollevato controversie. L’attore Peter Dinklage ha criticato la riproposizione della storia originale, definendola retrograda.
Per risposta, la Disney ha deciso di reimmaginare questi personaggi, utilizzando la CGI e consultando membri della comunità delle persone affette da nanismo per evitare stereotipi. I risultati sono stati dei personaggi in CGI di qualità scadente. Ci sono state anche recensioni negative sulla recitazione e sulla regia.
Dinamiche tra le protagoniste, rendimento al botteghino e accoglienza critica
Le tensioni tra le attrici principali, Rachel Zegler e Gal Gadot, hanno ulteriormente complicato la percezione pubblica del film. Le loro posizioni divergenti sul conflitto israelo-palestinese hanno portato a dissapori durante la produzione, con Zegler che ha espresso supporto per la Palestina e Gadot nota per le sue posizioni filo-israeliane. Queste divergenze hanno attirato l’attenzione dei media e del pubblico, influenzando negativamente l’immagine del film.
Nonostante alcune recensioni positive che hanno elogiato le performance e le scene musicali, il film ha registrato un incasso deludente al botteghino, guadagnando solo 43 milioni di dollari nel weekend di apertura a fronte di un budget di produzione di 250 milioni di dollari. Critici e spettatori hanno evidenziato problemi legati alla qualità della CGI e alle interpretazioni, in particolare quella di Gal Gadot.
In sintesi, una combinazione di scelte di casting controverse, rappresentazioni discutibili dei personaggi, tensioni tra le protagoniste e una ricezione critica tiepida ha contribuito alle difficoltà incontrate dal remake di Biancaneve della Disney.
La cultura woke
La cosiddetta cultura woke ha sicuramente avuto un ruolo nel flop del film, ma non è l’unico fattore in gioco. Uno degli aspetti principali riguarda i cambiamenti apportati alla storia e ai personaggi. Molti spettatori hanno percepito alcune scelte narrative come un allontanamento forzato dalla fiaba classica.
Per esempio, Biancaneve non è più definita dal suo aspetto, ma dalla sua forza e indipendenza, cosa che ha portato alcuni a pensare che la Disney volesse “riscrivere” il personaggio originale.
Anche il ruolo del principe è stato ridotto a una parte marginale, considerata ormai obsoleta, e questa modifica ha suscitato reazioni negative tra i fan più tradizionalisti, che hanno visto in tutto ciò un tentativo di “correggere” la storia senza un reale valore artistico. Le dichiarazioni di Rachel Zegler, che ha espresso disinteresse per la storia classica definendola “datata” e criticando le sue dinamiche romantiche, hanno creato una frattura con i fan della versione originale. Questo ha contribuito a creare un clima d’insoddisfazione e scetticismo nei confronti del progetto.
Tuttavia, ci sono anche altri motivi che hanno portato al fallimento del film.
Ad esempio, il suo elevato budget di 250 milioni di dollari rappresentava un rischio importante, difficile da recuperare senza un forte richiamo di pubblico. In definitiva, il flop non può essere attribuito esclusivamente alla cultura woke, anche se questa ha sicuramente avuto il suo peso. La comunicazione del progetto, i cambiamenti apportati e la qualità complessiva del film sono stati tutti fattori decisivi nel suo insuccesso.
By Rosa Maria Garofalo