Nel precedente articolo, passavamo in esamina la qualità dei bastoncini fritti di pesce, grazie ai dati raccolti dalla ricerca della rivista tedesca Öko-Test: essi hanno condotto un’indagine su un campione di prodotti in vendita nei supermercati per capire quali siano i migliori bastoncini sul mercato. Consigliamo la lettura del suddetto articolo per recuperarne le informazioni che ignoriamo ogni volta che abbiamo davanti questi invitanti piatti.
In questo articolo invece, ci soffermeremo sull’insostenibilità ambientale dei bastoncini.
Come abbiamo anticipato nel precedente articolo, oltre alla qualità degli ingredienti e del prodotto finale c’è stato un altro importante parametro su cui gli esperti della rivista tedesca Öko-Test hanno acceso i riflettori: la sostenibilità ambientale dei bastoncini di pesce presenti sul mercato.
La pesca è infatti un’attività altamente impattante sulla salute degli ecosistemi marini: privando il mare di alcuni pesci, da destinare poi al consumo umano, stiamo eliminando un tassello importante della catena alimentare la cui assenza provoca squilibri notevoli che hanno conseguenze sull’intero ecosistema.
Gli autori del test hanno preteso dai produttori informazioni chiare e dettagliate circa la provenienza del pesce utilizzato per i loro bastoncini e le catene di approvvigionamento.
La maggior parte dei bastoncini analizzati è prodotta con merluzzo di tipo “Pollock” dell’Alaska: si tratta di un tipo di pesce pescato nell’estremo nord dell’Oceano Pacifico e rappresenta una delle poche specie ittiche i cui stock sono ancora considerati sani. E per fortuna non è l’estinzione di questa specie il campanello d’allarma.
Gli stock di Pollock dell’Alaska non solo sono sufficientemente grandi, ma continuano a crescere, nonostante questo pesce continui a essere pescato in modo intensivo. Ma non è la scelta del pescato a mettere in allarme gli esperti, quanto piuttosto le modalità di pesca, giudicate troppo dannose per l’ambiente marino.
Il problema infatti sta nel tipo di pesca. Uno studio pubblicato recentemente dimostra che le reti pesanti utilizzate dai pescatori di merluzzi d’Alaska toccano il fondo molto più spesso di quanto si pensasse – nel Mare di Bering orientale addirittura dal 40 all’80% dei pesci tempo.
Le reti a strascico, trascinate sui fondali, distruggono specie animali e vegetali come coralli, anemoni e spugne marine – forme di vita essenziali per la conservazione della biodiversità. Ma non solo: le reti a strascico vengono tese da enormi “pattini” di ferro, che a loro volta penetrano in profondità nel fondale marino e devastano praterie di alghe o fondali di mitili.
E i bastoncini etichettati come provenienti da pesca “100% sostenibile” non sono meno impattanti sull’ambiente: il pesce utilizzato per produrli viene catturato allo stesso modo, ovvero con reti a strascico.Per maggiori informazioni: https://www.oekotest.de/essen-trinken/Fischstaebchen-Test-11-von-19-mit-krebsverdaechtigen-Fettschadstoffen-belastet_14031_1.html