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Arte & Cultura

Autoritratto

di e con Davide Enia
musiche composte ed eseguite da Giulio Barocchieri

scene e luci Paolo Casati
suono Francesco Vitaliti
foto Andrea Veroni
Si ringrazia con il patrocinio della Fondazione Falcone

by Bruno Cimino

Dal 20 maggio al 1° giugno sul palco del Teatro India torna Davide Enia portando in scena la sua ultima creazione, Autoritratto, uno spettacolo intimo e collettivo che riavvolge il filo sulle vicende di Cosa Nostra avvenute in Sicilia, e in particolar modo a Palermo attraverso un’accurata analisi personale e collettiva lunga più di 30 anni. Partendo dall’esplosione che il 23 maggio 1992 a Capaci uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti della scorta, fino ad arrivare al rapimento e l’omicidio di Giuseppe di Matteo, il bambino figlio di un collaboratore di giustizia, tenuto per 778 giorni in prigionia in condizioni disumane e infine ucciso per strangolamento per poi venire sciolto nell’acido.

Intrecciando cunto e parole, corpo e dialetto, «gli strumenti che il vocabolario teatrale ha costruito nella mia Palermo», Davide Enia esplora quella che definisce la nevrosi dei suoi concittadini nei confronti della criminalità organizzata: «Per diverse ragioni, da noi la mafia è stata minimizzata, sottostimata, banalizzata, rimossa o, al contrario, mitizzata. Ovvero: non è mai stata affrontata per quello che è.»  Lo spettacolo racconta i continui incontri con Cosa Nostra: i cadaveri incontrati per strada, le persone conosciute uccise dalla mafia, le bombe in città, l’apparizione del male, «il sacro nella sua declinazione di tenebra», alla quale l’artista risponde con «un lavoro che è una tragedia, un’orazione civile, una interrogazione linguistica, un processo di autoanalisi personale e condiviso»

Note di regia

Io non ho nessun ricordo del 23 maggio 1992. Non ricordo dove fossi, con chi, quando e dove ho appreso la notizia della bomba in autostrada che ha ucciso il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e alcuni agenti della scorta. I miei parenti, i miei amici, i miei compagni, tutte le persone che conosco hanno un chiaro ricordo di quel giorno. Io ho un vuoto che non si riempie. Le mie difese emotive hanno operato una rimozione tanto profonda quanto dolorosa. Ma non è la rimozione una degli effetti della nevrosi? In Sicilia praticamente tutti abbiamo avuto, almeno fino alle stragi, un rapporto di pura nevrosi con Cosa Nostra. È un discorso che ha a che fare con la coscienza collettiva condivisa, con la pratica del quotidiano, con strutture di pensiero millenarie. Per diverse ragioni, da noi la mafia è stata minimizzata, sottostimata, banalizzata, rimossa o, al contrario, mitizzata. Ovvero: non è mai stata affrontata per quello che è. 

INFO

Fondazione Teatro di Roma _www.teatrodiroma.net

Teatro India Lungotevere Vittorio Gassman, 1 (già Lungotevere dei Papareschi) – Roma 

tel. +39 06 877 522 10 

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