Trump vuole riaprire Alcatraz: “Un simbolo di legge e ordine”

Una decisione controversa riaccende i riflettori sull’ex carcere più famoso d’America

Donald Trump, attuale presidente degli Stati Uniti, ha annunciato la sua intenzione di ricostruire e riaprire la prigione federale di Alcatraz, situata sull’omonima isola nella baia di San Francisco. Chiuso dal 21 marzo 1963 (vedi foto della lavagna del menù dell’ultima colazione preparata per i detenuti), il carcere è diventato negli anni una meta turistica e un simbolo della storia penitenziaria americana. Ora, però, potrebbe tornare ad accogliere detenuti.

Un post su Truth Social accende il dibattito

Recentemente Trump ha scritto su Truth Social: “RICOSTRUITE E APRITE ALCATRAZ!”, spiegando di aver ordinato ai principali organi federali, tra cui il Dipartimento di Giustizia, il Bureau of Prisons e il Dipartimento per la Sicurezza Interna, di lavorare alla riapertura di una prigione “ricostruita e ampliata” per ospitare “i criminali più spietati e violenti d’America”. Alla stampa, Trump ha poi definito la proposta come “un’idea nata per caso”, in un momento in cui i giudici federali stanno cercando di garantire un equo processo anche agli immigrati in attesa di espulsione.

Un ritorno al passato?

William K. Marshall III, direttore dell’Ufficio carcerario federale, ha confermato che l’agenzia “percorrerà tutte le strade” per attuare i piani presidenziali. “Abbiamo avviato una valutazione immediata – ha dichiarato –. Alcatraz ha una storia ricca. Vogliamo ripristinare questo potente simbolo di legge, ordine e giustizia.” Il Dipartimento degli Interni e il National Park Service, attualmente responsabili della gestione del sito, si sono limitati a un “nessun commento”, lasciando intendere che la questione è ancora in fase embrionale.

Costruita nel 1934 come prigione federale di massima sicurezza, Alcatraz, soprannominata The Rock, ha ospitato alcuni dei detenuti più noti della storia americana, tra cui Al Capone, George “Machine Gun” Kelly e Robert Stroud, il famigerato “Uomo Uccello di Alcatraz”. La struttura era pensata come una “prigione di ultima spiaggia”, destinata a chi si rifiutava di seguire le regole negli altri istituti. I prigionieri avevano solo quattro diritti garantiti: cibo, vestiti, alloggio e assistenza medica. Tutto il resto, dalle visite familiari all’accesso a libri o strumenti musicali, era da guadagnare con la buona condotta.

Una prigione famosa… anche per le evasioni

Nel corso dei 29 anni di attività, Alcatraz è stata teatro di 14 tentativi di fuga da parte di 36 detenuti. Il più celebre resta quello del 1962, quando Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin scapparono dalle loro celle usando teste finte e utensili artigianali. Non furono mai ritrovati. La loro storia è diventata leggenda, e film grazie a Fuga da Alcatraz con Clint Eastwood. Il 21 marzo 1963 Alcatraz fu ufficialmente chiusa. Le condizioni strutturali erano ormai critiche, e la gestione dell’isola costava quasi tre volte rispetto ad altri penitenziari federali. Il deterioramento causato dalla salsedine, insieme alla posizione isolata e ai costi energetici, rese la prigione insostenibile dal punto di vista finanziario. Dopo la chiusura, l’isola rimase inattiva fino al 1969, quando un gruppo di attivisti nativi americani la occupò per quasi due anni. Oggi è gestita dal National Park Service ed è una delle attrazioni turistiche più visitate degli Stati Uniti, con oltre 1,2 milioni di visitatori l’anno.

Pelosi e Alcatraz: tra mito e politica penale

L’ipotesi della riapertura ha subito scatenato reazioni politiche. Nancy Pelosi, deputata democratica della California, ha bollato l’iniziativa come “non seria”. “Alcatraz è chiusa da oltre sessant’anni. È oggi un parco nazionale e un sito storico importante. Non è questa la risposta alla criminalità.” Anche gli esperti storici e ambientalisti temono che una trasformazione del sito possa compromettere la sua designazione come monumento storico nazionale, riconoscimento ottenuto nel 1986. Secondo le regole del National Park Service, lo status può essere revocato qualora le caratteristiche che ne hanno motivato la tutela vengano compromesse.

Questa proposta si inserisce in un più ampio contesto di politiche penali sempre più repressive da parte dell’amministrazione Trump, che ha già promosso l’uso della pena di morte, nuove detenzioni a Guantanamo Bay e misure aggressive contro i migranti, spesso eludendo il giusto processo. “Una volta eravamo una nazione più seria”, ha scritto Trump nel suo post. “Non avevamo paura di rinchiudere i peggiori criminali e tenerli lontani dalla società.” Resta ora da capire se quella che sembra una trovata propagandistica diventerà davvero realtà. Ma una cosa è certa: Alcatraz è tornata al centro del dibattito politico americano.

Riccardo Pallotta©

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