Per gli animali negli allevamenti non esiste una FASE 2

L’efficiente organizzazione Essere Animali, dopo qualche mese è ritornata in azione nel centro di Milano per dare voce agli animali costretti all’isolamento e alle privazioni che subiscono ogni giorno, per tutta la loro breve vita.
Brenda, responsabile delle attività di Essere Animali, in un apposito comunicato ha messo in evidenza quanto è stato realizzato con l’ultimo flashmob per parlare di chi non può sperare in nessuna Fase 2, perché non ha alcuna possibilità di uscire da un lockdown a vita, ossia degli animali negli allevamenti intensivi.
È chiaro che questa tristissima realtà per gli animalisti deve essere un traguardo di “fine pena” e non rimanere una tortura sino alla morte.
In piazza Duomo è stato esibito un grande striscione con scritto “NEGLI ALLEVAMENTI IL LOCKDOWN NON FINISCE MAI”. Un richiamo all’attenzione, dunque, per chi ha un cuore aperto, occhi che vedono e orecchie che sentono.  

Gli enormi cartelli esposti, molto eloquenti, raffigurano animali in gabbia e attivisti messi dietro le sbarre: “Così – si legge nel comunicato – abbiamo voluto rappresentare l’analogia tra la sensazione di isolamento e la prigionia provata da tutti gli italiani, da cui finalmente stiamo uscendo, e quella che per gli animali negli allevamenti è invece una triste normalità”.
I rappresentanti di Essere Animali vorrebbero, a ragione, che tutte le persone fossero davvero coscienti del fatto che quasi due mesi di distanziamento sociale ci hanno fatto provare cosa significhi essere privati di una parte della nostra libertà, confinati nelle nostre case, guardando il mondo dalla finestra, senza la possibilità di uscire, di goderci l’inizio della primavera, o di avere il privilegio di fare una passeggiata con i propri amici o parenti.
Questo dovrebbe farci riflettere come vivono e come influiscono queste sensazioni sulla quotidianità degli animali, carcerati negli allevamenti intensivi che non finisco mai.
Le povere e indifese bestie spesso non hanno nemmeno una finestra da cui osservare il mondo esterno, trascorrono la loro vita in quattro mura ancora più piccole delle nostre. Nascono, crescono, vivono dentro spazi estremamente ridotti: una gallina allevata in gabbia nei suoi due anni di vita ha a disposizione poco più di un foglio da fotocopie di spazio; in un metro quadrato di un capannone, invece, possono viverci fino a 20 polli; lo spazio vitale di una scrofa nei periodi di inseminazione, parto e allattamento è ancora minore: una gabbia larga 60 cm e lunga 2 metri, poco più del suo stesso corpo.
Per questi e altri animali l’unica speranza è credere, sempre, che anche per loro ci possa essere al più presto un decreto governativo che sancisca un ”liberi tutti”.

Bruno Cimino

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