Le studentesse di 200 scuole di Tokyo potranno tingersi i capelli, decadono così alcune bizzarre regole in vigore da anni.

“I regolamenti scolastici sono regole che noi, in quanto istituzione educativa, vogliamo che gli studenti rispettino”, ha detto un ex preside di una scuola superiore privata nella Prefettura di Fukuoka-
Molte scuole superiori in Giappone impongono spesso regole e norme sull’abbigliamento e sulla pettinatura ai propri studenti. Ma ci sono alcuni casi in cui sono proprio gli studenti e gli insegnanti stessi ad essere scettici riguardo a queste rigorose regole e alla loro applicazione.
Nonostante anime e manga presentino spesso una grande varietà nel design dei personaggi, muniti di capelli dai colori sfavillanti, pettinature stravaganti e vestiti a volte decisamente bizzarri, si sa bene come la realtà in Giappone sia ben diversa
Alcune studentesse sono già state costrette a tingersi i capelli di nero per mantenere uno standard scolastico. In luoghi come le imprese e le scuole, i giapponesi sono incoraggiati a non essere diversi l’uno dall’altro. C’è anche un detto che il chiodo che sporge sarà martellato.
Negli anni ’90 la maggior parte dei giovani voleva tingersi e cambiare i capelli, ma le regole scolastiche non lo permettevano, Alcuni hanno dovuto firmare documenti per certificare il colore naturale dei capelli perché di colore più chiaro del nero. A Fukuoka, riporta il Washington Post, 57 su 69 studenti sono stati costretti a indossare indumenti intimi bianchi. In alcune scuole è stato chiesto ai ragazzi di levarsi le mutande, nel caso di contravvenzione alle regole.
Con il passare del tempo quest’ideologia prettamente asiatica pare abbia iniziato a incrinarsi sempre di più: nel 2019 fu anche lanciata una petizione, in seguito a un episodio avvenuto ad Osaka dove una studentessa fece causa al governo per essere stata obbligata a nascondere il colore dei suoi capelli, che tingeva di castano. A causa delle crescenti pressioni lei smise di frequentare le lezioni: il suo banco fu tolto dall’aula e il suo nome venne eliminato dal registro di classe.
A metà febbraio di quest’anno un giudice di Osaka ha riconosciuto alla povera ragazza, un risarcimento morale di 3mila dollari, “anche se la scuola aveva il diritto di costringerla”.
Entro la fine dell’anno accademico in corso circa 200 scuole pubbliche e istituti educativi di Tokyo elimineranno alcune regole molto rigide che riguardano l’abbigliamento o l’acconciatura degli studenti.
Marisa Paola Fontana

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