Le stagioni non sono più come una volta…

Anche le stagioni sono riuscite a variare, vediamo perché

Per convenzione abbiamo suddiviso il nostro anno solare in quattro ‘stagioni’: inverno, primavera, estate e autunno. Ognuna divisa in gruppi di tre mesi completi, in base al ciclo annuale delle temperature e al calendario gregoriano.

L’uomo e il variare delle stagioni

Non è una novità che le emissioni legate alle attività umane stiano piano piano distruggendo il nostro pianeta, riuscendo a mutare il ciclo naturale delle stagioni.

Science ha riportato questa conclusione basata sugli studi di Benjamin Santer del Lawrence Livermore National Laboratory in California. Il ricercatore è riuscito ad individuare i cambiamenti stagionali dovuti dalle emissioni di gas a effetto serra prodotte dalle attività umane.

Lo studio dei ricercatori è stato svolto mettendo a confronto simulazioni del clima globale, alcune con e altre senza le emissioni di gas serra, così da ricavare “l’impronta delle attività umane”. Confrontandola poi con le rilevazioni satellitari dal 1976 al 2016, si ufficializzò l’effetto di emissioni antropologiche.

La temperatura estiva cresce molto più rapidamente di quella invernale e ciò determina sbalzi di temperatura più forti, tra la bella e la brutta stagione. Le probabilità che la natura autonomamente abbia variato il proprio ciclo stagionale è di cinque su un milione, dunque la causa antropica è la prevalente, nonché forse l’unica.

Conseguenze nel mondo

In tutto il globo la differenza di temperature tra la calda e la fredda stagione varia in base alla zona in cui ci troviamo. In Europa è facile che se l’estate tocchi i 40 gradi, gli inverni arrivino ampiamente sotto lo zero; mentre in altre aree del pianeta questo sbalzo si riduce quasi pari a zero.

Studiando questo sbalzo, è sorto il suo aumento alle medie latitudini, dove le estati sono diventate più calde e gli inverni un po’ più freddi. Anche se i cambiamenti di maggior rilievo però, li troviamo nell’emisfero settentrionale, dove la disuguaglianza di temperature è aumentata di 0,4 °C.

Un’altra minaccia: la Niña

A minacciare la fredda stagione ci pensa anche la Niña, un raffreddamento della temperatura delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico centrale e orientale, che influenza il clima del pianeta.

La media climatica si è abbassata di 1 °C, e questo porta un aumento delle piogge in alcune regioni, mentre si rafforzano i monsoni nel sudest asiatico e sull’India. E ancora, meno piogge tra Brasile, Argentina, e in altre parti del mondo.

La Niña incrementerebbe le perturbazioni e le precipitazioni, e la neve ci sarebbe sempre meno in pianura (salvo improvvise e brevi ondate di freddo).

Stagionalità nei nostri piatti

Le stagioni non stanno scomparendo ‘solamente’ dalla nostra atmosfera, ma anche dalla nostra quotidianità:  non sappiamo più quali siano i frutti di stagione, ritrovandoci a mangiare le fragole anche a Natale.

Imparare a mangiare prodotti di stagione garantisce più gusto in quello che si mangia, maggior risparmio e maggiore genuinità grazie alla maturazione naturale dei prodotti.

In più il valore e il contenuto nutrizionale variano in base alla stagione del prodotto. Quindi preservare i prodotti freschi anche fuori stagione, non permette la valorizzazione di tutte le loro caratteristiche naturali.

Seguire senza mutare il ‘corso delle stagioni’ anche nei nostri piatti quotidianamente, aiuta ad abbracciare la diversità naturale che ci viene offerta da madre Natura stessa.

Caterina ZoliTime-Off

Articoli simili

Equinix e Neoen credono nella decarbonizzazione

La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità

Il 2024 ufficialmente l’anno più caldo di sempre