Le inondazioni in Europa centrale: una conseguenza del cambiamento climatico

Le recenti inondazioni che hanno devastato l’Europa centrale hanno messo in luce in modo drammatico l’impatto del cambiamento climatico sul nostro pianeta. Tra la Polonia, la Repubblica Ceca, la Romania, l’Austria e anche l’Italia, la tempesta Boris ha provocato almeno 24 vittime causando danni economici stimati in miliardi di euro. Tuttavia, queste catastrofi non sono eventi isolati, ma rappresentano un segnale d’allarme per il futuro, soprattutto per l’Europa, che secondo gli scienziati si sta riscaldando più rapidamente di qualsiasi altro continente al mondo.

Il ruolo del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico ha giocato un ruolo decisivo nell’aggravare l’intensità e la frequenza di queste inondazioni. Secondo gli scienziati del gruppo World Weather Attribution (WWA), il periodo di quattro giorni di precipitazioni che ha colpito l’Europa centrale è stato il più piovoso mai registrato, e la probabilità di eventi simili è raddoppiata a causa del riscaldamento globale. Questi fenomeni estremi sono conseguenze dirette dell’aumento delle temperature globali, che ormai sono di circa 1,3°C più alte rispetto ai livelli preindustriali. Un’atmosfera più calda, infatti, può trattenere una maggiore quantità di umidità, intensificando le precipitazioni. Ogni grado di riscaldamento aumenta la capacità dell’aria di contenere umidità del 7%, e questa umidità in eccesso porta a eventi piovosi più estremi e disastrosi.

Un futuro più caldo e più rischioso

Friederike Otto, climatologa presso l’Imperial College di Londra e coautrice dello studio WWA, ha dichiarato che queste devastanti inondazioni sono “l’impronta digitale assoluta del cambiamento climatico”, evidenziando come i record di precipitazioni vengano infranti con margini sempre più ampi. La preoccupazione maggiore, secondo gli scienziati, è che se non verranno intraprese azioni più incisive per limitare il riscaldamento globale, episodi come quello di Boris diventeranno sempre più frequenti e intensi. Attualmente, il riscaldamento globale potrebbe raggiungere i 3°C entro la fine del secolo senza interventi più ambiziosi per ridurre le emissioni di gas serra. Con un riscaldamento di 2°C, le tempeste come Boris potrebbero diventare più violente del 5% e verificarsi con una frequenza del 50% maggiore. Questo scenario rappresenta una sfida critica per le infrastrutture e le misure di prevenzione.

La sfida delle infrastrutture e delle previsioni meteo

Nonostante la tempesta Boris sia stata prevista con diversi giorni di anticipo, consentendo a molte aree di prepararsi e limitare il bilancio delle vittime, i danni restano enormi. L’esercito italiano, ad esempio, ha dovuto evacuare la frazione di Traversara dopo il collasso degli argini del fiume Lamone. In molti paesi europei, le difese contro le inondazioni sono state rafforzate nel corso degli anni, come nel caso della città di Brno, nella Repubblica Ceca, ma questo potrebbe non essere sufficiente in futuro. Richard Allan, climatologo dell’Università di Reading, ha spiegato che il cambiamento climatico aumenta non solo la quantità di precipitazioni, ma anche la probabilità che i sistemi meteorologici “si blocchino”, come accaduto con Boris. Questi eventi meteorologici stazionari scaricano pioggia per giorni sulle stesse aree, amplificando l’impatto delle inondazioni. Anche se l’evidenza scientifica sull’influenza del cambiamento climatico sul jet stream è ancora oggetto di dibattito, è chiaro che i fenomeni meteorologici estremi stanno diventando più comuni e più distruttivi.

Il costo crescente del cambiamento climatico

Le ripercussioni economiche di eventi come le inondazioni causate da Boris sono enormi. L’Unione Europea ha già promesso 10 miliardi di euro in aiuti d’emergenza per le aree colpite. Tuttavia, il vero costo del cambiamento climatico potrebbe essere ben più alto nel lungo termine. Secondo il dottor Francesco Dottori dello IUSS di Pavia, se non verranno potenziate le difese contro le inondazioni, il rischio che gli impatti futuri diventino insostenibili per molte società europee è reale. La soluzione a questo problema, dicono gli esperti, è chiara: ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. Le simulazioni indicano che, se il riscaldamento globale riuscisse a essere contenuto sotto i 1,5°C – uno degli obiettivi principali dell’accordo di Parigi – i danni futuri causati dalle inondazioni potrebbero essere ridotti della metà. In assenza di queste misure, possiamo aspettarci che la gravità e la frequenza degli eventi alluvionali continueranno ad aumentare, con conseguenze sempre più devastanti per l’Europa e per il mondo intero.

Le alluvioni che hanno recentemente colpito l’Europa centrale sono un ulteriore segnale dell’urgenza di affrontare il cambiamento climatico. Gli scienziati sono unanimi: senza un’azione immediata e significativa, questi eventi estremi diventeranno sempre più frequenti e distruttivi. Il tempo per agire è ora, per prevenire un futuro in cui il clima estremo diventi la norma, con costi insostenibili in termini di vite umane, danni economici e destabilizzazione sociale.

Riccardo Pallotta©

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