Il singolo “Alice (nel Paese delle Cianfrusaglie)” di Giulia Ventisette

A metà strada tra impronta acustica della narrazione cantautorale più tradizionale e virata elettronica pop oriented, il brano musicale si muove tra statuto di realtà e dimensione visionaria. Dal il 27 gennaio 2020 si può ascoltare nelle radio e su tutte le maggiori piattaforme digitali

È uscito l’ultimo singolo di Giulia Ventisette dal titolo “Alice (nel Paese delle Cianfrusaglie)” il 27 gennaio 2020. Il singolo si può ascoltare nelle radio e su tutte le maggiori piattaforme digitali, distribuito dall’etichetta La Stanza Nascosta Records, del musicista e produttore toscano Salvatore Papotto. “Alice (nel paese delle cianfrusaglie)” (testo di Giulia Ventisette, musica di Giulia Ventisette e Franco Poggiali), presentato alle selezioni di Sanremo Giovani 2020 ed escluso, è il seguito del singolo “Il lavoro nobilita l’uomo”, riconfermando la valenza sociale del canzoniere della cantautrice fiorentina, per la seconda volta consecutiva finalista al Premio Fabrizio De André. Giulia Ventisette crede nella società, nel lavoro, nell’uguaglianza sociale e denuncia con la musica le diverse criticità riscontrate. È con la melodia che vuole coinvolgere e parlare in maniera diretta al cuore delle persone. Con Giulia Ventisette vogliamo approfondire questo veicolo di comunicazione, soffermando l’attenzione sul suo modello di vita sociale.

Perché le donne non riescono a ottenere pari dignità sociale?
«Si dice che per analizzare il presente sia necessario studiare il passato. E credo che sia l’unico modo per poter affrontare questo tipo di domanda, perché se io mi basassi sulla mia esperienza di vita, quella dei miei 30 anni, dovrei rispondere che non so trovare una spiegazione, dal momento che nel 90% dei casi mi imbatto in donne decisamente superiori agli uomini. Il discorso legato all’aspetto sociale, però, tiene in considerazione aspetti che nel 2020 dovrebbero essere superati e che invece sono sempre radicati nella nostra cultura. Per fare un esempio, al mio primo colloquio mi è stato chiesto (chiaramente da un uomo) se avessi un fidanzato e se avessi intenzione di fare figli. Se avessi avuto il sangue freddo avrei dovuto rispondergli anche aspramente, ma in quel caso mi limitai a dire di NO, semplicemente perché era vero, non ero fidanzata, avevo 25 anni, vivevo ancora coi genitori e non avevo nessuna intenzione di avere figli. Nessuna domanda inerente al tipo di lavoro che sarei andata a svolgere. Ovviamente non venni richiamata. Esiste purtroppo questo immaginario comune di una donna semi analfabeta, incapace, che fa la casalinga e si occupa dei figli. Un immaginario che non corrisponde alla realtà e che mi piacerebbe venisse superato. Un po’ di colpa è anche della televisione: propone modelli di donne del tutto dannosi che inducono gli uomini a generalizzare. Vedo troppo spesso ragazze molto belle e molto svestite che si mostrano in tv a tutti costi, anche a costo di risultare inadeguate e prive di una cultura di base, incapaci di utilizzare il congiuntivo. Mi piacerebbe che la televisione fosse un mezzo per trasmettere contenuti, in modo da poter cambiare lo stato attuale delle cose per aiutare tutti a migliorare e non a far sognare le bambine di diventare donne oggetto, per guadagnare senza sforzo, e non a far sognare i bambini di diventare youtubers».

La musica come può influenzare un cambiamento radicale?
«La musica è un linguaggio immediato che può far presa su tutti, giovani e non, e può dare degli spunti di riflessione anche con leggerezza (che non significa superficialità). Credo che il ruolo del cantautore sia fondamentale all’interno della nostra società e sarebbe bello se ri-acquistasse l’importanza che aveva negli anni ’70».

Il racconto del cantautore rappresentava negli anni ’70 un momento storico per le rivendicazioni sociali. Nel XXI secolo come immagini questa figura artistica?
«Dal mio punto di vista, il cantautore ha sempre lo stesso ruolo, cioè quello di riflettere e far riflettere, sia dal punto di vista socio-politico, sia dal punto di vista più intimo. È chiaro che ogni periodo storico è caratterizzato da avvenimenti e circostanze diversi che influenzano in modo differente chi si occupa di arte, ma quello che fa la differenza tra gli anni ’70 e oggi è legato più al fatto che oggi il ruolo dell’artista e del cantautore nello specifico, viene preso alla leggera, sottovalutato, considerato quasi superfluo, ma sono convinta che prima o poi qualcosa cambierà».

A metà strada tra impronta acustica della narrazione cantautorale più tradizionale e virata elettronica pop oriented, “Alice (nel paese delle cianfrusaglie)” si muove tra statuto di realtà e dimensione visionaria, facendosi manifesto del realismo onirico in musica. Un ossimoro solo apparente, che Giulia Ventisette risolve asservendo la proiezione fantastica ad una schietta volontà testimoniale.
Link per vedere il videoclip: https://www.youtube.com/watch?v=U1p_XS3KqE0

Brano musicale
Testo: Giulia Ventisette
Musica: Giulia Ventisette, Franco Poggiali
Chitarre: Edoardo Bruni
Violoncelli: Federica Finardi Goldberg
Tastiere, Basso e programmazioni: Franco Poggiali
Batteria: Claudio Del Signore
Registrato, mixato e masterizzato presso: Artestudio53 di Franco Poggiali

Francesco Fravolini

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