IL POTERE DELL’ARTE VISIVA PER TRASFORMARE IL BULLISMO

Si prova una vergogna tremenda ad essere vittima di bullismo, perché ad un certo punto cominci a pensare che ci sia un motivo per cui sei stato preso di mira”
(Matt Reves)

Il bullismo si estrinseca in una violenza fisica e psicologica, perpetrata con sistematiche azioni di sopruso e prevaricazione da un soggetto, o più soggetti in gruppo, nei confronti di un altro, scelto come vittima.

Che sia fatto in via diretta, indiretta o telematica, si tratta di un fenomeno che esiste e persiste nel tempo, retaggio di una cultura prossima alla formula latina homo homini lupus, usata da Hobbes, per descrivere la condizione dell’uomo che, nello stato di natura, egoista e senza regole, si pone come lupo per un altro uomo.

Le radici lontane ed eterogenee del bullismo suggeriscono che prevenzione e sensibilizzazione costanti sono fondamentali per educare al senso civico, alle emozioni, e al rispetto proprio e degli altri. Concetti questi, che esulano dall’età e dal “progresso” in sé. Ne sono prova la circostanza che il bullismo non si esaurisce tra ragazzi adolescenti, coinvolgendo anche gli adulti, e la degenerazione del fenomeno nel cyber-bullismo, come conseguenza dell’uso improprio delle tecnologie e di Internet.

Parlare di un problema e delle sue conseguenze permette di farlo conoscere, affrontarlo e superarlo.

Pur tuttavia, trovare l’approccio comunicativo più utile a questi fini non è semplice, e, a volte, il solo dialogo può diventare sterile, se non inserito all’interno di un contesto partecipativo più ampio, strutturato e concreto. Far comprendere fino in fondo la gravità di un comportamento deviante, che ha dinamiche complesse e che investe l’ambiente sociale tutto, è l’obiettivo da perseguire. Difficile ma non impossibile. A differenza del passato, l’argomento sta trovando risonanza. In campo politico (abbiamo una legge sul il cyberbullismo, n.71/2017, ed una proposta di legge sul bullismo, A.C. 1524-A, che sta facendo il suo corso nell’iter parlamentare), nelle scuole, nelle realtà associative, nelle organizzazioni, anche in ambito internazionale, attraverso la promozione di progetti, studi e indagini statistiche.

Il mondo dell’Arte non si è dimostrato indifferente alla problematica del bullismo, confermandosi strumento di propulsione culturale e sensibilizzazione sociale. A partire dal XIX secolo, l’Arte Visiva ha fornito un contributo significativo.

Un’interpretazione estremamente realistica della tematica de quo è offerta dalle illustrazioni dell’Artista inglese John George Brown (The Bully of the Neighborhood, 1866) e degli Artisti statunitensi Matt Mahurin (Bullying, 1959)e Norman Rockwell (Bully before, Bully after, 1921).

Arrivando ai giorni nostri, nel contesto europeo contemporaneo, citiamo anche l’Artista olandese Marcel Schreur. Nel suo dipinto (Stop bullying me, 2015) egli, parimenti ai precedenti, dà espressione pittorica al comportamento intimidatorio, la cui genesi è individuabile nella dolorosa “legge del più forte”. Schreur attribuisce l’accelerazione nella società contemporanea di comportamenti violenti di origine antica, alla disintegrazione della comunità e al conseguente isolamento dell’individuo. “Credo che questo circolo vizioso, questa forma di autolesionismo possano essere rotti solo dalla consapevolezza che abbiamo disperato bisogno dell’altro. Ad un certo punto della nostra vita ci confrontiamo con la vulnerabilità dovuta a circostanze sociali, handicap, vecchiaia o morte. Sia il bullo che la vittima di bullismo hanno bisogno di essere aiutati in questa vulnerabilità”.

Tra le tematiche sociali, quella del bullismo ha suscitato un vivo interesse nella Street Art.

La campagna italiana di IsayGroupVai oltre il bullismo”, nata nel 2017 per prevenire e combattere il bullismo, ha coinvolto come testimonial sei artisti di fama internazionale della Calligraphy e Lettering Art. Luca Barcellona, Fabio Persico, Warios, Daniele Tozzi, Diamond e Brus sono stati impegnati nella realizzazione all’interno di Istituti scolastici di murales, con lo scopo di interpretare e alterare espressioni negative tipicamente da bullo in messaggi positivi, così da “cambiare il finale del bullismo”. Perché, bisogna ricordarlo: Nulla si crea, nulla si distrugge, e tutto si trasforma. E per favorire la trasformazione del bullismo mediante tecniche di comunicazione incisive e dirette, l’Arte certamente fornisce un prezioso apporto.

Veicolo di messaggi di protesta e antiviolenza è anche l’Arte urbana dell’Artista contemporanea spagnola, LaCastillo, che ha dedicato una sua creazione contro il bullismo (Stop Bullying, 2018). Quest’opera è rinvenibile presso il Parc de les Tres Xemeneies, a Barcellona ed è significativo che un messaggio così potente sia evocato all’interno di uno spazio di ritrovo pubblico, fondendosi con l’ambiente circostante e raggiungendo come risultato un’estrema vicinanza ai frequentatori-spettatori che vi entrano in contatto, anche involontario.

In un mondo permeato da immagini, ricordare il potere educativo, catartico e di nutrimento che l’Arte (in particolare Visiva) ha per l’Anima e lo Spirito dell’Uomo, appare quantomai fondamentale nei momenti difficili e di crisi. E l’attuale periodo storico che stiamo attraversando, segnato dall’emergenza pandemica, ne è una rappresentazione evidente.

In mezzo a vite indotte a chiudersi all’interno di bolle di individualismo e solitudine, tra profonde paure ed incertezze, l’Arte può farsi portavoce di quel bisogno di riflessione e di alternativa allo scollamento sociale e al distanziamento fisico tra le persone. Condizioni esistenziali queste, che alimentano sentimenti negativi e forme di violenza, in contrapposizione alle quali l’Arte è, invece, in grado di mostrarsi come strumento per unire gli Uomini, in una “social catena”, dicendola alla leopardiana maniera, e per favorire la diffusione dei valori di Umanità, Solidarietà e Resistenza, che risvegliano emozioni di Empatia e Vicinanza come Condivisione.

Carmelina Sessa

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