Economia, le nuove sfide delle imprese agricole

La survey Nomisma-Agrifood Monitor realizzata in partnership con Crif ha messo in luce come i preconcetti verso l’innovazione in agricoltura (e il cibo prodotto) derivano più dalla mancanza di una corretta comunicazione/informazione che da forme di “integralismo alimentare”.

Le imprese agricole devono affrontare due sfide: competitività e sostenibilità. Dopo il Covid-19, i cambiamenti climatici, la concorrenza internazionale ed European Green Deal è necessario uno stravolgimento nella filosofia di impresa del settore agricolo. L’innovazione, dalle nuove tecnologie di evoluzione assistita (TEA) all’agricoltura di precisione e 4.0, può aiutare le aziende a vincere questa sfida ma i gap da colmare per arrivare ad una diffusione nel settore sono ancora tanti (infrastrutturali, economici, normativi, culturali). Senza contare la “diffidenza” dei consumatori, anche se la survey Nomisma-Agrifood Monitor realizzata in partnership con Crif ha messo in luce come i preconcetti verso l’innovazione in agricoltura (e il cibo prodotto) derivano più dalla mancanza di una corretta comunicazione/informazione che da forme di “integralismo alimentare”.

I numeri del settore

Il consumatore è sovrano, ma la stessa survey realizzata da Nomisma in partnership con Crif, evidenzia come molte convinzioni – rivelatesi errate – da parte degli italiani sulle innovazioni in agricoltura derivano da una scarsa conoscenza, tanto da venire “ribaltate” una volta spiegate le funzioni di tali miglioramenti tecnologici, soprattutto se inquadrate nello scenario evolutivo verso il quale stiamo andando. «Per il 45% degli italiani – si legge nelle Ricerca – i prodotti agroalimentari derivanti da aziende “tradizionali” vengono percepiti – a prescindere dall’effettivo consumo – di qualità superiore rispetto a quelli delle aziende più avanzate dal punto di vista tecnologico. Ma a fronte di un futuro condizionato dai cambiamenti climatici e dalla necessità di attività produttive più sostenibili, non sembra esserci storia: il 54% dei consumatori reputa necessario un cambio di rotta per gli agricoltori italiani, attraverso investimenti in innovazione che permettano di affrontare la doppia sfida della competitività e sostenibilità. Certo, non mancano gli irriducibili, quelli disposti a pagare di più pur di continuare ad avere prodotti da contadini meno avvezzi alla tecnologia (18%), così come un 13% si dice pronto a cambiare la propria dieta introducendo alimenti “alternativi” (come gli insetti o le alghe), un 5% disponibile a consumare cibi creati in laboratorio e un rimanente 10% indifferente all’origine territoriale e incline ad acquistare prodotti stranieri (della serie “Francia o Spagna”)».

Francesco Fravolini

Articoli simili

Lavoro, due ville per remote worker

Come intraprendere un percorso lavorativo in ambito finanziario

Decreto legislativo e decreto-legge