Il coronavirus e l’economia

L’epidemia si diffonde e il PIL scende

Il Nord Italia si “blocca” per evitare la diffusione del corona virus e l’economia precipita. Dopo la crisi iniziata nel 2010, ancora pienamente in corso, arriva un altro duro colpo al PIL del paese. La penisola è stata infatti colpita proprio nelle sue regioni più produttive: Lombardia e Veneto, che garantiscono da sole circa un terzo del PIL nazionale. Restano chiuse le scuole e le università, i musei, le biblioteche, vengono sospese le festività e le manifestazioni di qualsiasi genere. Tutto questo ha un prezzo: le persone evitano di uscire, i commercianti non incassano, le aziende che producono hanno meno ordini per le forniture dei negozi…è una catena senza fine, un serpente che si morde la coda e che trascina con se l’economia del paese. La Cina, intanto, che da anni registra una forte e progressiva crescita, rileva attualmente solo metà della produzione prevista. La borsa di Milano il 17/02 ha registra un calo del 5,4% con perdita di circa 30 miliardi di euro. Il crollo di Piazza Affari è il decimo più rilevante dal 2000, in cima c’è la seduta del 24 giugno 2016, quando il Regno Unito ha scelto di uscire dall’Unione Europea, che ha comportato un ribasso del 12,48%; segue l’11 settembre 2001, quando l’attentato terroristico alle torri gemelle portò a perdere il 7,57%…Ma in un mondo globalizzato in cui l’economia dei vari paesi è strettamente interconnessa l’eco di quanto succede in Cina ed in Italia si diffonde in ogni angolo del pianeta, con una contrazione dei mercati. Sale di rimando il valore dell’oro e scende progressivamente quello del petrolio.  

Glenda Oddi

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