Bioparchi al tempo del Covid19

I bioparchi italiani ospitano quasi tutte le specie animali dei cinque continenti, molti dei quali sottratti alla ferocia umana (lemuri, capre, dromedari, leopardi, rinoceronti,  cammelli, tigri, scimpanzé, ghepardi, leoni, giraffe, testuggini, pantere, orsi, lupi, rettili, pinguini, pesci, ecc.).
Visitando i siti internet troviamo degli hashatg e dei messaggi più o meno uguali, come “Ci rivediamo presto. Io resto a casa. Il Bioparco resterà chiuso sino a data da destinarsi, per il benessere la salute e la sicurezza di tutti”. Inoltre, con l’appello “Gli animali hanno bisogno di te”, a seguire, in alcuni, la richiesta di un libero contributo, con allegato iban, per alleviare i problemi di assistenza degli animali e di gestione delle strutture.
Se si prendono in considerazione solo sei tra i maggiori Bioparchi d’Italia gli animali presenti ammontano a circa diecimila di diverse specie.
Nel Bioparco di Sicilia, a Villagrazia di Carini, troviamo circa 100 specie diverse; il Parco Faunistico le Cornelle, in provincia di Bergamo, ne ospita oltre mille di animali; lo zoo safari di Fasano, in Puglia conta, 1200 animali per 200 specie; il Safari Park Pombia, in provincia di Novara, accoglie 400 animali; il Parco Faunistico Natura Viva, a pochi chilometri da Verona, tra safari e parco naturale, conta circa 200 specie per 1200 animali, più o meno come il Bioparco di Roma, tra i più visitati d’Italia, dove vivono circa 200 specie di animali.

Ma quali sono i problemi principali di gestione di questi territori e quali quelli stretti all’assistenza degli animali? Lo abbiamo chiesto al Presidente del Bioparco di Roma Dr. Francesco Petretti, biologo e ornitologo, appassionato divulgatore, portatore di una conoscenza ampia e profonda della natura in tutte le sue espressioni.

Il Bioparco di Roma ospita circa 223 specie, ma quanti sono gli animali?
Diciamo che, anche con le nascite in arrivo, sono più o meno 1200.

Con la chiusura obbligatoria a causa del Covid19, quali sono i problemi essenziali da affrontare e risolvere, connessi alla gestione della struttura e all’assistenza degli animali?
I nostri problemi sono quelli di garantire assistenza completa a tutti i nostri ospiti, verso i quali sentiamo di avere una grande responsabilità.

Di quanto personale dispone il Bioparco e come è suddiviso?
“Abbiamo circa novanta persone che lavorano all’interno. Operativi sono sessanta tra veterinari, operai, guardiani e impiegati amministrativi”

Vista la particolare situazione, ricevete fondi dal Governo o dal Comune di Roma?
“Roma Capitale sostiene il Bioparco con 3 milioni di euro l’anno a fronte di un costo complessivo di 9 milioni. Si sa che la pandemia causata da Covid19 non risparmia nessuno ed è chiaro che anche noi siamo in regime di emergenza. Per questo abbiamo inoltrato al Comune un’ulteriore richiesta di sostegno, perché, ripeto, si rende necessaria.”

Alla riapertura, il pubblico troverà delle novità, magari qualche nascita, o delle particolari iniziative?
“Sì, avremo una nuova area per i leoni marini e un’altra per i fenicotteri che fra qualche settimana ci regaleranno dei pulcini. Stiamo inoltre predisponendo una nuova ristorazione con un menù più ampio e qualità “bio”. Speriamo che alla riapertura specialmente il pubblico romano ritorni in massa in un luogo che, sappiamo, amano moltissimo. “

Nel ringraziare il Presidente Petretti per la sua disponibilità ci uniamo alla richiesta di ulteriori aiuti per tutte le strutture che operano in questo campo. Pensiamo che l’arrivo di nuovi cuccioli di animali sarebbe ancora più lieto se dalle istituzioni venisse posto in essere qualcosa di quella Dichiarazione universale dei Diritti dell’animale (Unesco, Parigi, 15 ottobre 1978). Suggeriamo l’art. 2: “Ogni animale ha diritto al rispetto; Ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell’uomo”; e l’art. 14: “La protezione e la salvaguardia degli animali devono essere rappresentate a livello governativo; I diritti dell’animale devono essere difesi dalla legge come i diritti dell’uomo”.

Bruno Cimino

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