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Arte & Cultura

Addio a David Lynch, l’artista che ha dato forma a sogni (e incubi)

Il 16 gennaio scorso, il mondo del cinema e dell’arte ha pianto la scomparsa di David Lynch, regista, sceneggiatore e artista poliedrico, morto all’età di 78 anni. A darne l’annuncio è stata la sua famiglia, tramite un post sulla pagina Facebook ufficiale che ha condiviso: «È con profondo rammarico che noi, la sua famiglia, annunciamo la scomparsa dell’uomo e dell’artista David Lynch. Gradiremmo un po’ di privacy in questo momento. C’è un grande buco nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come diceva lui: “Tieni d’occhio la ciambella e non il buco”. È una giornata meravigliosa, con sole dorato e cielo azzurro per tutto il tragitto».

L’ultimo capitolo di una vita straordinaria

Nato il 20 gennaio 1946 a Missoula, Montana, Lynch ha trascorso una carriera a esplorare gli angoli più oscuri e surreali della mente umana. Dai suoi inizi con il disturbante Eraserhead (1977) alla consacrazione con film come Velluto Blu (1986), Cuore Selvaggio (1990) e il capolavoro onirico Mulholland Drive (2001), fino alla serie rivoluzionaria Twin Peaks, il suo lavoro ha sempre sfidato le convenzioni narrative, lasciando un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo.

La malattia e l’addio al set

Nel 2024, Lynch aveva rivelato di soffrire di enfisema, una malattia polmonare legata alla sua lunga dipendenza dal fumo. Nonostante le difficoltà, aveva mantenuto un atteggiamento positivo, rassicurando i fan sul suo stato di salute. Tuttavia, aveva anche ammesso che la malattia gli impediva di uscire di casa, limitandolo a una vita più ritirata. «Girare un film da remoto? Lo farei, ma non mi piacerebbe tanto», aveva dichiarato in un’intervista piuttosto recente.

Un artista a tutto tondo

Lynch non è stato solo un regista, ma un vero e proprio artista ‘rinascimentale’: pittore, musicista e creatore di mondi. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto quattro nomination agli Oscar e nel 2019 gli è stato conferito l’Oscar alla carriera. Tra i suoi lavori più discussi e controversi, il primo adattamento cinematografico di Dune (1984), che ancora oggi divide critici e fan. Ma Lynch ha anche saputo emozionare con storie più intime e toccanti, come The Elephant Man (1980) e Una storia vera (1999), dimostrando una versatilità rara nel panorama cinematografico.

L’eredità di un visionario

Con la sua scomparsa, il cinema perde uno dei suoi più grandi innovatori, capace di trasformare il banale in straordinario e il quotidiano in mistero. Lynch ci lascia un catalogo di opere che continueranno a ispirare generazioni di artisti e spettatori. Come ricordato dalla sua famiglia, «Tieni d’occhio la ciambella e non il buco». Una frase che incarna l’ottimismo e la profondità di un uomo che ha saputo vedere oltre le apparenze, regalandoci mondi in cui perdersi e, forse, ritrovarsi.

Grazie, David, per averci mostrato il lato nascosto dei sogni.Riccardo Pallotta ©

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